La Storia
Dopo la morte del Fondatore (1862) l'Orfanotrofio ha continuato nel tempo la sua funzione sociale ed educativa.
Dal 1863 fino al 1951 varie figure di Direttori si sono succedute nella direzione della Istituzione. Tutti risiedevano fuori dall'Istituto ed erano personaggi importanti del clero udinese: parrocci cittadini o canonici del duomo.
Il governo "spicciolo e significativo" dell'Opera spettò ai Vicedirettori, che vivevano "dentro" l'Istituto.
Inutile negare che tra i Direttori e i Vice non sempre c'è stata armonia di intenti per ovvi motivi. Tant'è che mons. Isidoro Donato (tutta una vita spesa per il Tomadini), di ritorno dalla campagna d'Africa, chiese ed ottene di coniugare le due responsabilità; e così il Vice diventò a tutti gli effetti il Direttore.
Alla morte improvvisa di Donato succedette don Giuseppe Brun, scelto per la sua bontà d'animo e la sua attenzione ai più piccoli. Dedicò con passione la sua vita agli orfani, nonostante la sua personalità non avesse proprio la stoffa del "capo". Dopo soli 4 anni lascò la Direzione per dedicarsi all'insegnamento della religione nelle scuole statali.
La grande svolta nella storia del Tomadini avvenne con la direzione di mons. Primo Fabbro. Reduce dall'esperienza lunghissima a Rubignacco di Cividale, fece la scelta radicale di vendere la vecchia sede in centro città e tutte le proprietà connesse per costruire il "NUOVO TOM" alla periferia nord-ovest della città. L'inizio del nuovo Tomadini è il 17 ottobre 1971.
Dopo mons. Fabbro i direttori sono stati: don Carlo Polonia (1973-1980) e don Carlo Costantini (1980-1990).
Attuale Presidente del CdA è don Luciano Segatto, già parroco di Galleriano e professore di filosofia prima al Liceo Bertoni e successivamente presso l'Istituto superiore di Scienze Religiose e la Facoltà Teologica del Seminario interdiocesano di Udine. Dal 1990 ad oggi il Tomadini ha subito una radicale trasformazione a livello strutturale, con il contributo notevole della Regione Friuli Venezia Giulia, diventando così Collegio Universitario maschile e femminile pur conservando la tradizionale accoglienza per convittori frequentanti le scuole superiori cittadine.
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