Il Fondatore

PROCESSO DI BEATIFICAZIONE

mons. FRANCESCO TOMADINI


Il 50° del nuovo Tomadini in via Martignacco cade in un anno di “tristezza” a causa della pandemia.
Le molte iniziative, già programmate fin dal 2019, sono state tutte sospese, anche per motivi economici - finanziari.
Tuttavia il Consiglio di Amministrazione ha voluto comunque intraprendere una “iniziativa storica”.

Il Fondatore dell’Istituto mons. Francesco Tomadini è stato sempre considerato un sant’uomo sia in vita sia in morte (1782-1862). La sua memoria nel tempo, sia pure in forma implicita, è sempre stata conservata nella coscienza diocesana se non altro per la funzione storica, che il suo Istituto, un tempo Orfanotrofio, ha avuto sul fronte educativo.

Io credo che mons. Francesco Tomadini abbia già compiuto un “miracolo”! Il Tom, infatti, ciclicamente, ha dovuto affrontare crisi finanziarie distruttive. L’ultima, non per mala gestione interna, stante la pandemia. Ne è sempre uscito. Speriamo anche questa volta.
Che sia “Lui”, il Fondatore, ad ispirare per trovare le soluzioni allo scopo di superare le crisi cicliche del “suo” Istituto?

L’iniziativa per dare inizio ad un procedimento per introdurre una ipotetica causa di beatificazione di un cristiano è di competenza della autorità ecclesiale sul territorio.
Tuttavia, quando un proprietario è intenzionato a seminare un terreno per ottenere un buon raccolto, deve preventivamente preparare il terreno. Ed è quello che ha fatto ad oggi il Consiglio di Amministrazione del Tom.
Ha intercettato l’avv. Lia Lafronte, postulatrice presso la Congregazione romana per le Cause dei Santi, incaricandola di “dissodare e preparare il terreno”.
Fuori immagine.
L’avv. Lafronte ha iniziato in piena estate 2020 la fase della “RICERCA”, raccogliendo una serie di documenti e di testimonianze, evidentemente indirette, di persone, che hanno conservato la memoria della santità di mons. Francesco Tomadini.
La fase della ricerca si è conclusa nel mese di marzo 2021. Ed è iniziata così la seconda parte della fase preparatoria, ossia la “SCRITTURA”: una sintesi delle ricerche sostenute. Questa fase si concluderà presumibilmente verso luglio 2021.

A questo punto i “RISULTATI” di “RICERCA” e di “SCRITTURA” saranno doverosamente consegnati nelle mani dell’Arcivesco di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato.
All’Arcivescovo la scelta di dare inizio al processo di beatificazione di mons. Francesco Tomadini, a livello diocesano, se ravviserà la serietà dei RISULTATI e se percepirà il “senso ecclesiale” che chieda l’inizio del processo.
Per quanto ne so il processo è lungo ed articolato. Ma questo non dovrebbe impedirne l’apertura. Il terreno è stato preparato. Il seminatore può seminare in attesa del raccolto. Se son rose fioriranno.

Ogni lavoro ha un costo. Anche dissodare un terreno. (Ricerca e Scrittura).
Se qualcuno volesse, specie se “grato” per aver usufruito del Tom in quanto “ex”, o comunque amico ed estimatore dell’Opera, può contribuire con erogazioni liberali.


- DATI BANCARI -

INTESTATARIO: FONDAZIONE ISTITUTO MONS. FRANCESCO TOMADINI


BANCA DI CIVIDALE - IBAN: IT29A0548412303CC0531000140





STORIA DEL FONDATORE



PREMESSA

Parlare della spiritualità di don Francesco Tomadini è un rischio: dire poco o nulla. In apparenza, almeno secondo i canoni ufficiali, non c’è traccia di spiritualità in Lui se la spiritualità di un prete la si deduce da quello che ha scritto, per averlo prima detto.

Non c’è in giro (a parte il suo testamento) uno straccio di predica, una griglia di esercizi spirituali, un pezzo di lettera a chiunque, tanto meno un quadro pedagogico. La sua spiritualità sta tutta nel FARE bene il bene. E allora, se dovessi esprimere con un titolo ad effetto chi è stato il Tomadini, direi così:”Un prete secolare friulano che ha prodotto non carta ma carità”.



LA VITA

Francesco Tomadini nasce a Udine in “Piazza delle erbe” da famiglia benestante nel 1782. Orfano di mamma, il suo volto sarà velato da una patina di melanconia, il cuore trapassato da una vena di sofferenza mai superata. A 22 anni, nonostante che il padre fosse titubante, entra in noviziato dai Cappuccini a Bassano del Grappa. Ma dopo 9 mesi viene allontanato causa la malferma salute. Troppo fragile per la vita del convento…di allora. Vivrà 80 anni. Un record nell’800! Alla faccia dei giudici della sua incerta salute. A 26 anni, dopo 4 anni di intensi studi teologici, in casa, seguito da un sacerdote, diventa prete. Non ha studiato in Seminario. Sono belli i fiori di serra, ma anche quelli del campo hanno il loro fascino.

La bufera napoleonica costrinse l’Arcivescovo in carica a dichiarare Sua Cappella personale la Chiesetta del Cristo in centro città e a nominare il prete novello don Francesco RETTORE della stessa . Vi rimase oltre 40 anni. Subito si dedicò al suo dovere: confessioni, messe, devozioni, carità, confraternita, lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Le cose normali di una pastorale normale, grigia, monotona ma efficace come pioggia leggera ed insistente a primavera.

Ma un’idea fissa frullava nella mente del giovane prete: far tornare a Udine quei Cappuccini che l’avevano rifiutato (senza acrimonia) e che Napoleone aveva cacciati dalla città. L’operazione riuscì nel 1831. Fu un giorno di godimento spirituale per don Tomadini, che aveva dedicato energie, soldi e persino ore lavorative, operaio tra gli operai, per far su il convento di via Ronchi. Il merito andò tutto al Vescovo, che celebrò un pontificale megagalattico, di quelli di allora, che adesso ritornano. Lui, con lo stile scarno di chi rifugge dal protagonismo narcisista, rimase in disparte. E sarebbe rimasto (come dal 1808 al 1831) un bravo prete, un raffinato padre spirituale, un delicato confessore se le circostanze della vita non l’avessero “costretto” ad un dinamismo impensabile, dato il suo carattere schivo e la sua costituzione fisica. Il 1836 fu anno tragico per la città di Udine. Scoppiò il colera.... continua a leggere (scarica il pdf)